COME E' INIZIATA LA MIA RICERCA SULL'IMMAGINE CORPOREA
Erano gli inizi degli anni '90 e da studentessa di psicologia mi ero appassionata ai libri della Hilde Bruch sui disturbi del comportamento alimentare. Fu così che nacque la mia carriera come psicologa e poi psicoterapeuta, dedicandomi al lavoro con tutte quelle persone che vivevano un rapporto difficile con il cibo e con il corpo.
Non credo in oltre 20 anni di lavoro di aver mai invitato una delle donne che seguivo a dimagrire o a cambiare abitudini alimentari. Perché il problema non è mai il cibo né le diete.
Il nostro vissuto intimo e personale relativo al nostro corpo si costruisce sul modo in cui ci siamo relazionate con chi ci era intorno fin da piccole e come di conseguenza ci siamo relazionate a noi stesse.
GLI ADULTI NELLA NOSTRA INFANZIA HANNO COSTRUITO NARRAZIONI SVALUTANTI DEL CORPO FEMMINILE
Mamme, zie, amiche, nonne che si sono troppo spesso lamentate di non essere mai abbastanza, per via delle smagliature, della pancia, che mangiavano pasti diversi fatti di foglie d'insalata, sempre pronte a giudicare e controllare un cambiamento fisico delle bambine, hanno creato un racconto interno, dentro tante di noi, fatto di corpi insoddisfacenti a qualsiasi taglia o forma.
LA MIA FOTOGRAFIA E' FOCALIZZATA SULL'ACCOGLIERE IL TUTTO
Quando mi sono avvicinata alla fotografia di ritratto dopo una carriera di psicoterapeuta, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare e dell'immagine corporea, sapevo che avrei voluto raccontare finalmente il corpo femminile. Quello vero, senza filtri inutili, senza parlare di bellezza, ma focalizzandomi sull'includere. Perché secondo me c'è ancora tanto da dire su come percepiamo il nostro corpo ogni qualvolta sentiamo che non è conforme ad uno standard estetico imposto dall'esterno.
La body inclusivity è una visione necessaria per chi fa fotografia di ritratto nel 2022. Non è più accettabile vedere portfolio monotematici di donne tutte identiche, con la solita taglia campionario e giovanissime.
LA FOTOGRAFIA DI MODA HA CONDIZIONATO IN QUESTI ULTIMI 100 ANNI LA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO
Il compito del fotografare il corpo è stato delegato storicamente alla fotografia di moda. Ma la fotografia di moda, anche la più illuminata, rientra dentro dei progetti editoriali con degli obiettivi di mercato molto precisi. E sebbene anche nelle copertine di riviste popolari come Vogue ci sia stata un'apertura all'inclusività (ricordiamo già la Sozzani con la prima copertina di Vogue Italia con una modella nera nel 2008), la fotografia di ritratto in Italia è ancora legata a vecchi standard narrativi del femminile.
Un approccio body inclusive in fotografia deve invece tener conto di corpi di tutte le taglie, di tutte le etnie, di tutte le età, abili e non, con cromosomi maschili o femminili, con l'acne, con le cicatrici, con patologie differenti e tanto altro.
PERCHE' SE SEI UN FOTOGRAFO DI RITRATTO DOVRESTI FARE UNA FORMAZIONE SULLA BODY INCLUSIVITY
La fotografia ha un potere incredibile ed è in grado di amplificare un messaggio in modo potente. Credo quindi che la fotografia abbia una grande responsabilità e così noi fotografi (credo profondamente che i fotografi che si occupino di ritratto per privati, dovrebbero avere una formazione specifica in body inclusivity, proprio per capire come approcciarsi con le clienti sul set).
COME LAVORO IO NEL MIO ATELIER
Nel mio lavoro fotografico di sessioni espressive ho deciso di fare una narrazione del corpo femminile più autentica. La mia regola è limitare l'uso della manipolazione fisica nella post-produzione e focalizzarmi invece su un progetto personale delle persone che vivono questa esperienza di riscoperta di sé nel mio atelier, attraverso le immagini che realizzo di loro.
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